Questo maschio di daino è stato abbattuto nel gennaio 2000 nell’A.F.V. “ Cascina Laura” di Grondona in provincia di Alessandria. Ad una prima osservazione si era ritenuto trattarsi di un animale che si era attorcigliato attorno ai palchi una matassa di filo  di “pastore elettrico” alla quale, inoltre, si erano aggiunti alcuni rami.

Pensando che potesse rischiare un ulteriore aggrovigliamento , che lo avrebbe potuto imprigionare pericolosamente e, essendo ancora aperta la possibilità di prelievo di alcuni maschi in Azienda, ne è stato deciso l’abbattimento.

La sorpresa è stata grande nel constatare che si trattava invece di un daino che recava, attorcigliato al proprio palco, non solo una matassa di filo, ma anche un paletto di sostegno del filo stesso e … la testa ( oramai completamente scarnificata ) di un altro daino maschio.

La storia vera non la si conoscerà mai … si può però immaginare che, durante il periodo degli accoppiamenti ( ottobre ), questo soggetto abbia incontrato un maschio imprigionato nel filo ed abbia iniziato ad “incornarlo” rimanendo a propria volta imprigionato nello stesso filo insieme al … rivale.

Il seguito appare inquietante : uno dei due muore e l’altro deve tentare di sopravvivere in attesa che il processo di decomposizione renda possibile il distacco della testa del suo consimile. Più libero nei movimenti e, chissà dopo quanti faticosi e disperati tentativi, riesce finalmente a strappare il filo ed a riprendere la libertà, recando con sé il pesante fardello di una testa completa che si sta decomponendo .   

Il soggetto abbattuto aveva un’età di 4 – 5 anni, mentre l’esame dei palchi e della porzione di cranio dell’altro animale induce a ritenere che si trattasse di un soggetto forse più anziano e sicuramente più forte.

Le condizioni dell’animale abbattuto non erano buone :  era piuttosto magro ed aveva un peso inferiore alla media dei soggetti della stessa età prelevati nell’A.F.V.

La riflessioni potrebbero essere molte.

Alcune di natura emotiva. Non è forse meno crudele un preciso colpo di carabina ad una morte ( o ad una sopravvivenza) dopo settimane imprigionati ad un corpo in decomposizione ? E’ concepibile il diritto di strapparsi le vesti per il …“povero bambi”… insidiato dai cacciatori chiudendo invece gli occhi di fronte agli altri micidiali arnesi che, seppur in modo non dichiarato, insidiano gli animali selvatici ? 

Altre considerazioni potrebbero essere di natura più razionale e, tra di esse, una . Nel nostro Paese si continua ad oscillare tra integralismi contrapposti : vi è chi vorrebbe la presenza degli animali selvatici a tutti i costi,  senza curarsi minimamente di conoscere la realtà delle cose, né tanto meno le esigenze degli animali stessi ( mi riferisco ad alcune frange ambientaliste, molto spesso in mala fede ma sempre …graditi ospiti dei cosiddetti mezzi d’informazione); vi è chi invece non solo non vorrebbe la presenza degli animali selvatici ma fa di tutto per impedire che essi continuino a sopravvivere interpretando  la presenza della fauna selvatica come la presenza di un antagonista che  sottrae risorse ( mi riferisco ad alcune componenti del mondo agricolo e forestale ). Ma quali sono queste risorse ? Quelle legate all’agricoltura tradizionale in realtà oggi  non esistono più ( perlomeno in certe aree appenniniche ), mentre quelle che potrebbero esserlo non vengono minimamente considerate come tali, né gestite. Vengono invece interpretate come risorse gli interventi di carattere assistenziale, attuati da chi decide che debbano essere versati contributi pubblici ad operazioni di pseudo rimboschimento con essenze pregiate, le  quali durano lo …spazio di tempo dei contributi stessi.

Nel comune ove è avvenuto il fatto ed in quelli limitrofi le colture agricole sono quasi del tutto scomparse, il numero degli addetti in agricoltura è ridotto a zero ( gli unici addetti sono i dipendenti dell’Azienda faunistica ),  vengono però versati contributi per l’impianto di alberi come il noce da legno o altre essenze che non hanno sino ad ora prodotto alcunché e che vengono “coltivate” ( si fa per dire… ) solo con recinzioni elettriche e con interventi di pulizia dell’area di nuovo impianto, finalizzati soltanto a dimostrare che esistono le condizioni stabilite per il versamento dei contributi.

In realtà questo modo di procedere nega la possibilità di interpretare come risorsa ciò che esiste ( la fauna selvatica ) ed avrebbe soltanto bisogno di essere …scoperta come tale.

E’ così che la presenza degli ungulati selvatici entra in competizione con le operazioni di rimboschimento fittizio .

Il ruolo della caccia, inteso come contributo alla gestione di una risorsa rinnovabile qual è la fauna selvatica, potrebbe rappresentare un momento di equilibrio ma, purtroppo, questo “pensiero venatorio” è osteggiato dall’uno e dall’altro dei due schieramenti e, paradossalmente e con grave colpa, anche da quei cacciatori ( e purtroppo sono ancora troppi) che non hanno capito che il loro futuro è legato solamente alla possibilità di ricuperare un ruolo all’interno della società; essi, invece, pensano soltanto ad abbattere quanto esiste, in omaggio allo sciagurato concetto che …la caccia è uno sport…

La sofferenza gratuita di due animali come quelli di cui stiamo parlando non è certo da attribuire a fatalità ma è la conseguenza,  piccola certamente, ma significativa,  di un modo sbagliato di pensare e di agire di una parte  del mondo ambientalista, di una maggioranza del mondo agricolo e di una parte ancora importante del mondo venatorio.

Amen per i due daini !